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Experimentdays Milano 2014. Fiera dell’abitare collaborativo. Ne parliamo con Liat Rogel di HousingL

Sabato 11 e domenica 12 ottobre, si terrà per la prima volta a Milano la Fiera dell’Abitare Collaborativo, Experimentdays. Un’iniziativa organizzata dall’associazione italiana HousingLab che nasce dalla collaborazione con id22, l’Istituto tedesco per la sostenibilità creativa che per 10 anni ha promosso la stessa manifestazione a Berlino.

Experimentdays promuove lo sviluppo di abitazioni e servizi per la condivisione, lo scambio e la collaborazione, favorendo l’incontro tra i diversi attori per esplorare nuovi modi di abitare la città.

Ne parliamo con Liat Rogel, responsabile del progetto e della sua ideazione.

S.: Ciao Liat, puoi presentarti?

L.: Si certo. Mi chiamo Liat Rogel, sono una designer, ho un dottorato in design sul tema abitare collaborativo e sono una delle fondatrici di Housinglab che organizza Experimentdays Milano.

S.: Parlaci di Experimentdays.

L.: Experimentdays, Fiera dell’abitare collaborativo è una fiera-evento che esiste già, in Germania a Berlino e in altre città nonché a Vienna da qualche anno. Si tratta di un appuntamento fisso, annuale, che mette insieme nello stesso luogo attori capaci di far nascere o promuovere dei nuovi modi di abitare che si basano sulla collaborazione. Per attori intendiamo architetti, facilitatori, che hanno la capacità di offrire le proprie competenze, ma anche costruttori che già lavorano in questo ambito e costruiscono forme innovative di edifici ed abitazioni e infine gruppi di persone spontanee che stanno cercando altre famiglie per iniziare dal basso ad ideare e realizzare un cohousing o altre forme di abitare.

A Milano, rispetto a Berlino, abbiamo inserito una nuova categoria di espositori che è quella dei servizi collaborativi. La casa, quando diventa collaborativa, si integra con una serie di servizi che vanno dalla lavanderia condivisa, ai gruppi di acquisto (alimentari ma anche di altro tipo, ad esempio di servizi internet), a piattaforme digitali, oggi numerosissime, che facilitano moltissimo la collaborazione.

S.: Puoi spiegarci in che modo la condivisione e la collaborazione possono influenzare la qualità della vita?

L.: Noi viviamo oggi una tendenza molto forte legata all’economia della condivisione, la sharing economy, che sta dimostrando come le persone, da sé, attraverso le loro azioni e la loro collaborazione possano migliorare la propria vita quotidiana, basti pensare al car sharing, allo scambio di oggetti, piuttosto che alla condivisione di attività e di saperi. La casa, soprattutto quella urbana, ad alta densità, si presenta come un’ottima opportunità per attivare questo tipo di collaborazione, grazie alla vicinanza tra le persone. Ti faccio un esempio: se io devo condividere un oggetto d’uso domestico è molto più semplice che ciò avvenga con un mio vicino che non con una persona che abita dall’altra parte della città. Se dunque la casa venisse “attrezzata” per questo tipo di collaborazione, noi crediamo che essa possa diventare un centro di welfare: ovvero non solo il luogo dove abitare ma anche quello dove trovare servizi quali la condivisione, il risparmio energetico, il risparmio del tempo, per i quali ciascuno offre il proprio contributo e tutti ne traggono beneficio in termini di tempo ed energie.

S. Possiamo dunque dire che l’autorganizzazione e la socialità tra i vicini arrivano dove i servizi pubblici non sono sufficienti, aiutando a costruire un modo di vivere più sostenibile?

L.: Esatto. Tuttavia questi processi non nascono da soli: in alcuni casi esiste effettivamente una collaborazione spontanea, che però è generalmente riconducibile ad un ristretto gruppo di persone. Per estenderla è necessario pensare meglio sia alla casa che ai servizi. Io vengo dal mondo del design dei servizi e sono consapevole che quando questi sono ben progettati possono incentivare alla collaborazione. Le persone devono percepire la semplicità nell’utilizzare un certo servizio e non la fatica di investire del tempo e delle energie in esso.. poi magari le mettono in campo ugualmente però è essenziale che alla base vi sia un progetto accurato.

S.: Restando sul tema dei servizi condivisi, attualmente quali sperimentazioni state accompagnando? Hai accennato ad esempio al car sharing e ai gruppi di acquisto.

L.: Per quanto riguarda le sperimentazioni, in vista della fiera abbiamo raccolto una ventina di espositori, tutti esemplificativi di quello che sta accadendo oggi nell’ambito della collaborazione. C’è la piattaforma Vicini di Casa, che mette in contatto vicini della stessa via o dello stesso quartiere con un sistema di cerchi di fiducia. Il concetto è: se io mi fido di te e una tua amica si fida di me, allora anche tu ti fiderai di me. Si tratta di un modo molto interessante di costruire la fiducia attraverso la rete. Sempre parlando di rete, Nuvidea è un’azienda che offre internet ai gruppi di acquisto. Questo è un servizio che io ho sperimentato personalmente e ne sono entusiasta. Vivit, un altro nostro espositore, nel ristrutturare un edificio ha deciso di includere nel programma numerosi spazi comuni e di realizzare appartamenti destinati a persone anziane, che possono così mantenere una vita molto attiva condividendo spazi e attività con i vicini ma anche ad esempio ospitare i loro nipoti. Food in the Streets e Orti d’Azienda in fiera presenteranno invece la possibilità di costruire insieme degli orti condominiali. Oggi si parla molto degli orti di comunità e il condominio può diventare il luogo ideale per avviare attività di questo tipo.

S.: Il cibo come collante sociale?

L.: Il cibo è sempre un ottimo collante sociale, sia cucinato che coltivato! A questo proposito, Experimentdays è una fiera ma è anche una serie di eventi culturali, che prevalentemente avranno luogo l’11 e il 12 ottobre, ma non solo: ad esempio giovedì 18 settembre abbiamo organizzato una visita guidata al condominio di via Scarsellini durante la quale era previsto un aperitivo con gli abitanti. Quando hai la possibilità di conoscere e scambiare alcune chiacchiere con i tuoi vicini, ad esempio grazie ad un semplice aperitivo, anche gli eventuali conflitti diventano più semplici da risolvere.

S.: A chi è aperto Experimentdays?

L.: Experimentdays è aperto a tutti. Certamente ci aspettiamo di trovare architetti, costruttori e provider di servizi interessati a capire cosa si sta muovendo attualmente intorno all’abitare. Tuttavia noi ci auguriamo che oltre al pubblico specialistico arrivino anche tante persone comuni, semplicemente incuriosite dall’iniziativa o in cerca di un nuovo modo di vivere e che alla Fiera possono trovare casa, se cercano casa, o servizi e competenze che possono migliorare la loro qualità abitativa e che in generale vogliono imparare dalle buone pratiche.

Experimentdays, la Fiera dell’Abitare Collaborativo vi aspetta.

11-12 ottobre 2014. Milano, Barra A, via Ampère 61/A.

Twitter

Il team:

Liat Rogel – Responsabile progetto e ideazione

Marta Corubolo – Coordinamento, gestione e ideazione

Rossella Bearzatto – Programma attività culturali

Brand, web, communication, coordinamento espositori, service design, allestimento:

Caterina Ardizzon, Salvatore Difrancesco, Chiara Gambarana, Kim Jungeun, Serena Nardin

Per maggiori informazioni sull’evento:

HousingLab

id22: Institute for Creative Sustainability

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